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Coding nella scuola primaria. Preparare i ragazzi al futuro

Coding nella scuola primaria: un manuale

Il Coding nella scuola primaria è un manuale che abbiamo scritto per aiutare bambini, insegnanti, educatori e genitori ad apprendere i princìpi  basilari del Coding.

Dài un'occhiata al manuale e se ti va puoi acquistarlo sia in formato digitale che cartaceo.
Dài un’occhiata al manuale e se ti va puoi acquistarlo sia in formato digitale che cartaceo.

Coding e robotica educativa. Dove se non a scuola?

La scuola è l’ambiente naturale dove insegnare il Coding: è qui che i bambini fanno esperienza, al di là dell’ambiente familiare, del vivere in società, relazionarsi con figure di diverso peso, dall’insegnante al compagno di banco, di organizzarsi in gruppo, di seguire dei processi coerenti per raggiungere degli obiettivi. Le abilità sviluppate con il Coding non possono non contaminare anche l’approccio con le altre materie. Il Coding, infatti, sviluppa un cambio di paradigma nel modo di ragionare e nel percorso di apprendimento ed è importante che si trovi un punto d’incontro in cui convergano italiano, storia, matematica e così via.

Manuale_coding_scuola
“Dimmi e io dimentico, mostrami e io ricordo, coinvolgimi e io imparo” B. Franklin

Coding nella scuola primaria oggi, per emergere professionalmente domani

Sviluppare il pensiero logico, la capacità di sintesi e di programmazione aiuta il bambino di oggi, che sarà il lavoratore di domani, ad affinare capacità fondamentali in ambiente professionale: attitudine al problem solving, al lavoro di gruppo, alla creatività e l’insegnante gioca un ruolo fondamentale. Proprio per questo il manuale è stato pensato non tanto per i bambini quanto per fornire a maestri e, perché no, genitori gli strumenti necessari per sostenerli in questo processo di apprendimento, pianificando efficaci lezioni sulla programmazione o semplicemente per essere preparati sull’argomento (sappiamo quanto i bambini possano essere spietatamente critici nei confronti di un adulto che non sappia destreggiarsi con il computer!). Non dimentichiamoci, infatti, che mentre la generazione Z mostra una confidenza e un’attitudine spontanee con il digitale, è spesso molto più laborioso accostare gli adulti. Vale la pena ribadire che imparare e insegnare il Coding non è così difficile come genericamente si pensa, e non deve essere esclusiva di giovani ipertecnologici.

Generation Z
Z Generation: il 97% ha uno smartphone; 3h e 40′ è la media di tempo connessi, di cui 2h 43′ sui Social (Youtube prima di tutti, Instagram, Snapchat, Musical.ly), in calo Facebook; la TV tradizionale è sostituita da film e serie tv via Internet (Netflix). Fonte: insidemarketing.it

Coding step by step

Il Coding nella scuola primaria, proprio per i motivi accennati sopra, è stato pensato come una guida semplice e intuitiva che accompagna passo dopo passo chi (grande o piccolo) si affaccia al mondo del Coding per la prima volta. Siamo nati in un’epoca in cui i computer non facevano parte integrante della quotidianità e il nostro rapporto, oggi, è spesso quello di chi si rivolge ad uno straniero che non parla la nostra lingua, cercando un codice comune per stabilire un contatto. I nativi digitali (che, si badi bene, non vuol dire affatto nascere “già imparati” nell’uso del computer) hanno con questi dispositivi  la stessa confidenza che possono avere con un sonaglio: fin dalla primissima infanzia li studiano, li scoprono con le mani, con la bocca, e li assumono ben presto nel loro bagaglio di conoscenze col rischio di non avere reale percezione di questi ultimi come uno “strumento” da utilizzare e da governare. Mediante l’insegnamento del pensiero computazionale, però, si interviene proprio su questa presa di coscienza e si pongono le basi per un fruttuoso rapporto armonico fra uomo-macchina.

 

A differenza della nostra generazione, i nativi digitali hanno con i dispositivi elettronici un rapporto di confidenza e fiducia, quasi fossero un compagno abituale di giochi
I nativi digitali hanno con i dispositivi elettronici un rapporto di confidenza e fiducia, quasi fossero un compagno abituale di giochi

Coding nella scuola primaria: obiettivi e destinatari

Il Coding nella scuola primaria è dunque destinato a insegnanti, educatori, genitori che credono nel valore didattico dell’informatica. Il manuale è strutturato in modo tale che, al termine della lettura si possa essere in grado di pianificare un ciclo di lezioni per aiutare gli studenti a creare piccoli programmi per il computer.

 

Coding per la generazione z
Computer e oggetti elettronici pensanti influiscono sul modo in cui i nativi digitali percepiscono, organizzano, pensano la realtà.

 

Per raggiungere lo scopo, il percorso segue uno schema che riflette la progressiva evoluzione del pensiero del bambino in funzione di alcune categorie fondamentali della logica, della matematica e della geometria. Il percorso contiene teoria “q.b” (quanto basta), un po’ di glossario e tanti esempi di esercizi da svolgere in aula. La strategia per lo sviluppo di un pensiero computazionale armonico e per l’acquisizione di un linguaggio universale della programmazione è incentrata sull’integrazione tra analogico e digitale, tra realtà concreta e codice binario.

Coding e dintorni: giocare per imparare

Il coding nella scuola primaria alterna modalità “fisiche” di esercitazione (giochi di squadra) e prove “analitiche” di scrittura del codice. Nel manuale sono descritte dettagliatamente tutte le istruzioni per l’uso e tra gli strumenti a supporto spuntano giochi come Minecraft (se vi state chiedendo cosa sia probabilmente non avete figli o nipoti dai 5 anni in su!) e piattaforme open source come Scratch e Code.org. C’è di più: la natura flessibile, multimediale e multidisciplinare del Coding fa sì che si crei un ambiente educativo adatto anche a bambini con disturbi dell’apprendimento, un ambiente, dunque, inclusivo delle specificità cognitive di ciascuno studente, con evidenti risvolti positivi.

 

Coding per la scuola primaria con Minecraft
“Vedi, ascolta, gioca, rifletti, impara, applica”. Il Coding stravolge i classici schemi di trasmissione unidirezionale dell’ insegnamento

 

“Papà un bambino deve giocare, no?”

In Point of view, del 1975, tradotto in italiano Certezza di esperto, Isaac Asimov racconta la storia di un certo Atkins, alle prese con un supercomputer di nome Multivac, che a un certo punto non ne vuole più sapere di funzionare correttamente. A nulla servono le dotte discussioni fra colleghi per aggiustare la macchina. Atkins racconta il problema al figlio Roger, il quale, con la “certezza di esperto” data dalla semplicità di bambino, espone il suo “punto di vista”: e se invece di affrontare il problema considerando Multivac soltanto come una macchina, lo si trattasse come se avessero a che fare con un bambino? Magari i calcoli ormai li sbaglia quasi apposta perché è stufo di lavorare h24. E la frase che suggella il tutto è particolarmente illuminante: “Papà un bambino deve giocare, no?”.

Cosa vogliamo dire con questa digressione letteraria, a parte ricordare quanto Asimov abbia abbondantemente predetto cosa sarebbe successo negli anni a venire a proposito di macchine intelligenti ed abili programmatori?

Due aspetti in questo racconto si connettono idealmente al nostro tema: la duttilità del bambino, rispetto al padre, nei confronti delle tecnologie  e il ruolo centrale del gioco.

Let’s play (and learn).